Punterie a bicchierino
per motori da competizione
Punterie a bicchierino per motori da corsa: le nostre soluzioni
Viene dedicata molta cura alla realizzazione delle punterie, sia per quanto riguarda la scelta del materiale, selezionato tra leghe di alto pregio e più generose caratteristiche meccaniche, che per la lavorazione e i trattamenti cui viene sottoposto. Nella punteria a bicchierino si verificano contrastanti esigenze di contenimento del peso, tenacità a cuore della lega e benefici derivanti dai trattamenti superficiali, che devono trovare adeguate scelte e giusto equilibrio.
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Approfondimenti
Sull’origine della distribuzione a camme diretta su punterie a bicchierino
Se si affermasse che l’Alfa Romeo fu la prima al mondo a concepire e realizzare “il sistema di distribuzione a doppio albero a cammes in testa a comando diretto delle valvole mediante punterie a bicchierino”, insorgerebbe subito qualche puntiglioso storico del motorismo sportivo pronto a contraddirci, vantandone la paternità ad altre case e ad altri progettisti. Stessa cosa probabilmente avverrebbe per quanto riguarda l’adozione delle “valvole cave raffreddate al sodio”. Pur certi di questo, nessuno può tuttavia negare che fin dal 1925 — epoca quasi preistorica della meccanica motoristica — anno in cui la Casa del Biscione vinse il suo primo Campionato del Mondo con la vettura P2, già adottasse questo sistema di distribuzione. DOHC, Double Over Head Camshaft, è l’acronimo anglosassone con cui vengono oggi designati i motori provvisti di questo sistema. E la lingua inglese, pur concisissima, sembra voler quasi enfatizzarne superiorità e modernità.
Va inoltre dato merito ad un grande organizzatore industriale quale fu l’ingegner Ugo Gobbato di Volpago del Montello di aver voluto seguire con tenacia e senza compromessi questo indirizzo tecnico, non solo sui motori da competizione ma anche su quelli destinati all’impiego stradale. Fin dal 1933, anno in cui assunse la direzione della Casa del Portello, sostenne — anche se per certi versi più impegnativa ed antieconomica — questa scelta di eccellenza per la realizzazione dei motori di moderna concezione. È da questo fermo punto di vista che va considerato il noto commento del magnate dell’industria statunitense Herry Ford: “quando vedo un’Alfa mi tolgo il cappello” e, non meno, quello da osteria trevigiana d’anteguerra, ma realistico: “altro che ‘na bèa tosa: a xe ‘na Alfa Romeo coe valvoe in testa! ”. L’indirizzo e la scelta tecnica della “distribuzione bialbero”, come delle “valvole cave raffreddate al sodio”, caratterizzerà in modo tipico tutta la produzione Alfa Romeo del dopoguerra. Solo ad avanzati anni sessanta, prestigiosi costruttori di automobili da competizione, quale Ferrari, si adeguarono, anche per motorizzazioni stradali di alta prestazione, Ferrari 275 GTB4, alla distribuzione bialbero. Fiat lo farà poco dopo, per dare prestazioni dignitose alle sue vetture di media cilindrata, Fiat 124 Sport e 125. Non ci si dilunga tuttavia su una certa dissacrazione compiuta da parte di quest’ultima con l’introduzione di grosse pastiglie di registrazione interposte tra cammes e punterie, o della cinghia dentata esterna in luogo della classica catena.